Enzo Balduini

Esperto in Numismatica

Le monete e la Storia

A cura di Enzo Balduini

Le monete e la storia – 4

Di

Enzo Balduini

Le monete e la Storia

 

 

 

 

È compito precipuo dei governanti curare la crescita civile di un popolo.
Roma repubblicana sensibile a questo dovere non trascurò nulla, ed è questo che le valse titoli come: Roma culla della civiltà e Roma culla del diritto.
Il denario della Gens Furia battuto dal magistrato monetario P. Fourius Crassipes, rappresenta al dritto la testa di Roma turrira con dietro un piede deforme e al rovescio il simbolo della sovraintendenza governativa, la sedia di Edile.
Questa moneta fu emessa da Crassipes in virtù del suo incarico di Curule Edile, in occasione forse di una spesa straordinaria connessa con l’acquisto di un terreno. I doveri dell’Edile erano la cura della città che includevano anche la sovraintendenza dei bagni pubblici, fontane, acquedotti, ecc. Il piede deforme dietro la testa di Roma turrita è il simbolo del nome Crassipes, che potrebbe essere stato uomo claudicante.
Il denario della Gens Marcia rappresenta al dritto la testa di Anco Marcio IV Re di Roma dal 648 al 614 a.C., Re savio in pace e forte in guerra, che si dice sia stato il primo a portare l’acqua nella città di Roma, e al rovescio Anco Marcio a cavallo sopra le arcate di un acquedotto con la scritta AQUA MAR.
Il magistrato monetario Marcius Filippus con questa moneta ha voluto ricordare la discendenza da Anco Marcio e il Censore Q. Marcius che nel 146 a.C. costruì l’acquedotto dell’acqua Marcia.
Gli acquedotti furono sempre annoverati fra le opere più grandiose del mondo antico. L’acqua presa a grande distanza ed incanalata in fossati poggiati su archi, talora a più ordini sovrapposti, passava sui monti e sopra le valli con condutture a pendenza costante. Per mezzo di tubi di piombo o di terracotta, l’acqua veniva raccolta in grandi serbatoi che rifornivano vasche, fontane, piscine e pozzi.
Fra gli acquedotti che portavano l’acqua a Roma, dai monti più vicini, distanti anche 70 km, sono da ricordare quello costruito nel 312 a.C. dal Censore Appio Claudio, acqua che proviene dalla valle superiore dell’Anio e fu chiamata acqua Claudia.
Nel I secolo d.C. Roma aveva nove grandi acquedotti:

– Acqua Appia    312 a.C.
– Anio vetus        273 a.C.
– Marcia               146 a.C.
– Tepula               127 a.C.
– Julia                    35 a.C.
– Virgo                   22 a.C.
– Alseatina
– Traiana
– Alexandrina

Questi nove acquedotti davano a Roma 1 milione e mezzo di metri cubi di acqua ogni 24 ore.
Le superstiti arcate sono le suggestive testimonianze dell’ingegneria idraulica Romana.

Le monete e la storia – 3

Di

Enzo Balduini

Le monete e la Storia

“Il libero voto è la più alta espressione di civiltà”.
Il Governo della Roma repubblicana ha per suo principio la sovranità popolare. Il potere nasce dalla volontà dei cittadini che fanno le loro scelte per mezzo del voto. È un obbligo e un debito morale per gli eletti proporre leggi necessarie e giuste.
È dovere dei cittadini votare secondo la propria coscienza.
Il denario della Gens Cassia del magistrato monetario L. Cassius Longinus rappresenta al dritto la testa velata di Vesta, dea del focolare domestico e al rovescio una figura maschile che sta facendo cadere nell’urna una tavoletta con la scritta U (Uti Rogas = come tu proponi).
Il magistrato ha voluto commemorare la pronunciazione di sentenza della legge Cassia Tabellaria, legge relativa al metodo di votare, che fu proposta nel 137 a.C. da L. Cassius Ravilla, evidentemente avo del magistrato L Cassius Longinus.
Il denario della Gens Licinia del magistrato monetari P. Nerva rappresenta al dritto la testa di Roma elmata con scudo e lancia, simbolo di potenza e di rovescio tre cittadini che stanno votando in un comizio.
Con questo conio il magistrato monetario ha voluto rievocare la figura di C. Licinius Crassus, il tribuno che nel 145 a.C. riunì le genti del Lazio in recinti separati per votare nel comizio e nel 139 a.C. il voto fu introdotto per l’elezione dei magistrati.

Ancora una volta, queste belle monete di duemila anni fa, ci danno una tangibile prova dell’impegno per lo sviluppo sociale che i funzionari del governo della Roma repubblicana, affrontavano con sicura responsabilità.
Non sempre il confronto tra passato e presente è a nostro vantaggio.

Le monete e la storia – 2

Di

Enzo Balduini

Le monete e la Storia

Roma repubblicana non poteva rimanere indifferente alle difficoltà che sorgevano nel momento che allacciava contatti commerciali con le città greche dell’Italia meridionale che con lei confinavano.
Queste città greche infatti avevano una loro moneta d’argento e Roma si adeguò coniando una moneta basata sul loro peso e sistema monetario, il Didramma, del peso di gr. 6,82.
Successivamente coniò il Denario, del peso di gr. 3,9 – 1/84 di libbra romana, per effetto della legge Flaminia, una delle famiglie gentilizie romane che ha dato alla storia dell’epoca Consoli, Censori e Magistrati Monetari.
Ricordiamo Flaminio Gallio, uomo politico e generale romano che, eletto console nel 220 a.C., fece aprire la via detta appunto Flaminia che, partendo da Roma, attraversando l’Etruria, l’Umbria e il Piceno, arrivava sino a Fano.
Il Didramma riprodotto raffigura Ercole in giovane età e al rovescio la lupa che allatta i gemelli.
Il Denario raffigura la testa di Roma e al rovescio i Dioscuri al galoppo, anch’essi gemelli. I primi due, Romolo e Remo, figli del Dio Marte e di Rea Silva, vengono considerati dalla leggenda i fondatori di Roma, miti Italici. I secondi, Castore e Polluce, mitici eroi greci, figli di Zeus e Leda, appartengono al Mondo più antico della mitologia ellenica.
La moneta repubblicana Romana diverrà una galleria di ricordi figurati, storici e leggendari, riguardanti gli antenati del magistrato monetario che batteva moneta.

Le monete e la Storia – 1

Di

Enzo Balduini

Le monete e la Storia

Tra le grandi potenze del mediterraneo, Roma repubblicana, governata collegialmente da magistrati annui di pari potere, detti prima pretori e poi consoli, fu l’ultima a creare la sua moneta.
Il baratto era la forma più comune di scambio. Si passò poi a pezzi di metallo grezzo (bronzo), quindi all’AES RUDE che consisteva in barre di bronzo di varie dimensioni e peso che ne determinavano il valore. Poi si passò all’AES SIGNATUM, pezzi di metallo di forma quadrangolare con abbozzi di figure riproducenti animali.
Verso il 300 a.C. la prima moneta di ROMA fu l’AES GRAVE o asse libbrale, bronzo fuso a forma lenticolare del peso di una libra latina (273 grammi) suddivisa come segue:
ASSE Segno I Peso 1 libbra Latina = gr. 273.
SEMISSE Segno S Peso ½ Libbra Latina = gr. 136,5.
TRIENTE Segno ···· Peso ⅓ Libbra Latina = gr. 91.
QUADRANTE Segno ··· Peso ¼ Latina = gr. 68,28.
SESTANTE Segno ·· Peso ⅙ libbra Latina = gr. 45,55.
ONCIA Segno · Peso 1/12 Latina = gr. 22,75
Il Semisse o mezzo asse riprodotto raffigura al dritto un toro infuriato ed al rovescio una ruota a sei raggi. È bene ricordare la grande considerazione che gli antichi popoli avevano dei pagani che effigiavano perfino sulle loro monete, in seguito spiegheremo i vari simboli; ma questo semisse ci fa focalizzare l’attenzione sulle due raffigurazioni agro-pastorali, la ruota e il toro.
Il toro, segno di potenza, di continuità riproduttiva, quindi di benessere e sicurezza per il futuro; la ruota, una delle più grandi invenzioni del genio umano.
Possiamo affermare senza ombra di dubbio che quei governati, aristocratici e patrizi, hanno voluto con questa moneta onorare il mondo contadino lavoratore.

Condividi su:
X