I caravanserragli – Iran

Se l’invenzione dei qanat, ossia il trasporto sotterraneo dell’acqua, dalle sorgenti montane fino alle oasi e alle città, ha reso possibile la vita nel vasto e desertico altopiano iranico, sono stati, invece, i convulsi traffici di persone e di merci che hanno reso realizzabile, in questo territorio, lo sviluppo di una grande civiltà.
Già ai tempi di Ciro il Grande (590- 529 a.C.) e Dario I (549 – 486 a.C.), importanti tracciati stradali consentivano il trasporto sicuro di posta e di merci da Oriente ad Occidente, ma la grande innovazione fu introdotta dallo Shah safavide Abbas I (1557 – 1629 d.C.), magnifico statista, grande urbanista e illuminante stratega che seppe cogliere l’importanza dell’accrescimento del commercio come principale veicolo, per quell’epoca, di scambi di merci, di opinioni, di religioni e di culture.
L’esponenziale incremento dei caravanserragli, voluto da Abbas I, rese la Persia di quel periodo, un crocevia di genti, di razze, di esperienze e di tradizioni da cui tutti i popoli interessati e coinvolti, seppero attingere e trarne beneficio.
Il caravanserraglio, ai tempi di Abbas I, era un servizio in prevalenza statale e gratuito. Grande e solido edificio, si svolgeva attorno ad un ampio cortile interno a cielo aperto ove, perimetralmente, si affacciavano le stanze, destinate al riposo dei carovanieri, precedute da piccoli iwan composti da logge coperte con volte a botte, chiuse su tre lati, con il quarto lato caratterizzato da un arco, ribassato con andamento a cuspide, aperto e prospiciente il cortile interno. Quattro iwan più grandi erano invece collocati al centro dei quattro lati del cortile, così come si usava disporli per la gran parte delle corti attorno alle quali si sviluppavano gli altri edifici dell’architettura islamica persiana.
Il fabbricato, per motivi di sicurezza, era chiuso da alte mura e si caratterizzava per le torri di guardia poste ad ogni angolo della costruzione, dalla mancanza di finestre verso il perimetro esterno e, per la maggior parte dei casi, da un unico grande accesso.
Animali e merci trovavano ricovero in apposite stalle e magazzini dislocati a ridosso delle mura. Mangiatoie a nicchie, ricavate nello spessore delle pareti realizzate in prevalenza in terra cruda, creavano intensi effetti chiaroscurali anche grazie alla luce zenitale che penetrava dalla copertura formata dalla successione di cupolette forate nell’apice. Le forature, oltre ad apportare il giusto quantitativo di illuminazione, garantivano una buona ventilazione e il ricambio dell’aria nelle stalle e nei magazzini. Il maniscalco, collocato all’ingresso della stalla, era sempre molto attivo.
Lo sviluppo planimetrico del caravanserraglio era perlopiù a pianta rettangolare o quadrata. Non era raro trovare caravanserragli con doppi cortili, frutto di ingrandimenti avvenuti in epoche successive. Più insoliti i caravanserragli a sviluppo ottagonale, come quello Amin-Abad sito nella cittadina di Shahreza, lungo l’asse viario che collega la città di Shiraz a Isfahan e quelli a sviluppo circolare come il caravanserraglio Zein-o-Din sito nel percorso tra le città di Yazd e Kerman.
Particolarmente decorate erano le cupole o le coperture a botte che sovrastavano il vestibolo d’ingresso. Il mattone, lasciato a vista, delineava le nervature e ricamava finemente i paramenti.
Il caravanserraglio era dotato di cucina, forno per il pane, servizi igienici, di luogo per la preghiera e alcuni anche di un piccolo hammam; era provvisto di qanat per l’approvvigionamento dell’acqua. Spesso nel cortile interno si trovava il giardino con una vasca d’acqua centrale. Alcuni caravanserragli beneficiavano di una ghiacciaia edificata all’esterno.
L’avventore e il pellegrino, portatori di denaro e conoscenze, si dovevano sentire a proprio agio e protetti.
I caravanserragli trovarono quindi largo impiego per garantire assistenza ai pellegrini lungo i percorsi che conducevano ai più importanti mausolei e luoghi di culto come la città di Mashhad, e lungo le estese rotte commerciali, come quella della Via della Seta. Ancora oggi, su questo leggendario percorso che collegava città meravigliose come Herat, Samarcanda, Merv, Bukhara, e Costantinopoli, si possono osservare le vestigia di imponenti caravanserragli che ben rappresentano gli allori trascorsi.
I caravanserragli erano collocati ad una distanza media di circa 35 chilometri l’uno dall’altro, calcolata in base alle possibilità di movimento giornaliero con carovane pesanti trainate da cammelli, cavalli o muli. L’intervallo si riduceva a circa 12 chilometri nei tragitti montani più difficile da percorrere soprattutto nei periodi dei rigidi inverni.
Con il tempo si svilupparono i caravanserragli gestiti da privati e, oltre che sui lunghi percorsi di transito, trovarono grande impiego all’interno dei centri abitati andandosi a collocare nei pressi dei bazar, fino a diventarne parte integrante ed elemento caratteristico, insieme alla moschea, alla madrasa, alla cisterna dell’acqua e all’hammam, dell’urbanistica delle città islamiche. Nei caravanserragli cittadini i carovanieri vendevano ai bazari le loro mercanzie o le scambiavano con altri prodotti. Spesso si caricavano di articoli tipici del posto e tornavano indietro, lasciando che le loro merci proseguissero il percorso tramite altri carovanieri. Ciò avveniva per trasporti molto lunghi che prevedevano l’attraversamento di più Paesi; si preferiva allora adottare un trasporto a staffetta dove la merce proseguiva il viaggio con conduttori locali.
In Persia, i caravanserragli funzionarono fino alla metà del 1900. Andarono in disuso con l’incremento dei mezzi di trasporto motorizzati e lo sviluppo del settore alberghiero nelle città maggiori.

 

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